Restiamo umani dunque diventiamolo
Ascoltiamo dunque la voce del mondo, l’informazione. L’informazione istantanea del media. Istantanea perchè taglia in tempi stretti la distanza tra la comparsa di qualsiasi evento e l’arrivo dell’onda che ne deriva, proprio come una goccia d’acqua sulla superficie sottilissima del mare che separa molto instabile i mondi. Come la scia di una vibrazione, si aggiunge, che s’espande. Istantanea comunque quando impatta alla coscienza e si delinea. Istantanea come una fotografia che nella sua staticità muove l’immaginazione e si trasforma anche lei si espande nel ricordo o nel miraggio che figura, per qualcuno un “fantasma”. Il linguaggio dell’informazione istantanea dunque, con tutta la sua schiera di parole in codice e di potere, una letteratura giornalistica, con la sua narrazione, che si atteggia oggi a voce nostalgica della storia, letteratura tra le più agguerrite che pian piano sfida la maggiore, altra espressione della volontà di immortalare la vita e vivere in un presente espanso sul passato e sul futuro, palliativo di una sempre rimandata eternità. Ancora la vita e la morte, come in ogni storia che possa interessare la singolarità e quel che resta dell’uomo. Proprio di vita e morte si compone la geografia dell’informazione con la sua cronaca di catastrofi naturali o politiche, con la sua sessualità usata, costruita e in maniera funambolica sedotta lei stessa dall’esposizione pornografica mondiale e dunque anche lei alienata e resa incerta dal clero ai libertini. Vediamo, ascoltiamo e, si noti, parliamo di questi luoghi noi stessi. Come immaginare altrimenti guerre di popoli a noi distanti, come comprendere le guerre civili del lavoro giornaliero, oceano mondiale i cui squali sono signori delle acque che come animali sacrificali muoiono e lasciano una scia di disastri economici e finanziari. Dunque possiamo immaginare una letteratura mondiale il cui codice base è l’alfabeto stesso che qui leggiamo e la cui geografia tocca attributi generali e dunque condivisi, parlati e discussi da una enorme quantità di voci. Qui la questione della ricerca e della creatività come fine che orienta verso la felicità. L’uomo di questa letteratura – una letteratura da intendersi non come una monade leibnizziana, piuttosto una monade aperta e ConFusa dunque impossibile da fermare in un’istantanea ma sempre, come ogni universo, in espansione e mutamento – immerso in luoghi, suoni, pratiche e scritture mai prima ascoltate, esposto e messo in gioco nell’agone globale, è un uomo in cammino nella situazione di dover scegliere come orientarsi in questa arena. In questa GeoGrafia.
Nomade, viandante, pellegrino, marinaio, stanziale…orientamento nello spazio a misura d’uomo.
Si fa questione di misure e volumi infatti. Volume dei solidi e volume sonoro ma anche volume come un libro o un archivio di ricordi. O volume di un video sullo schermo e di queste parole. Che misurano dunque il proprio spazio, il far web.